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Approfondimenti di Fisica e Radionica
L’universo visto come
“Rhysmonic Cosmology”, ha come caratteristiche
principali il fatto che è limitato in una geometria
euclidea sferica, ed il suo bordo esterno risulta essere
un riflettore perfetto di energia, dentro il quale la
materia si forma soltanto nella parte centrale più
densa. In “Rhysmonic Cosmology”, la massa, l'inerzia e
l'energia sono trattate come nella fisica meccanica
classica, e la massa si presenta solo quando le
particelle “rhysmonic” risentono del cambiamento della
densità della struttura rhysmonic; la quale in certe
condizioni auto-produce una perturbazione d’onda con una
componente torsionale in un mare calmo di “rhysmons”.
(vedi spin e galassie a spirale).
Secondo la teoria
Rhysmonic, in una zona "densa" dell'universo, quale può
essere il nucleo di una particella, un certo numero di
rhysmons sono lì dentro compressi; questo sta a
significare che ogni particella ha una sua
anti-particella di correlazione, o meglio una zona
corrispondente di bassa densità. Inoltre una particella
possiede un eccesso di vettori diretti verso l’esterno
di energia, ed invece una anti-particella ha un eccesso
di vettori diretti verso l'interno di energia; tali
vettori rappresentano per la fisica classica l’essenza
solitamente denominata come carica elettrica.
La forza di gravità, in
Rhysmonic, non è da vedere come una forza di attrazione
fra oggetti dotati di massa; ma piuttosto va vista come
vettori di energia che interagiscono e collegano tra di
loro in tempo reale, tutti gli oggetti dotati di massa
presenti in questo universo. Da questo concetto possiamo
dedurre che una eventuale tecnologia di comunicazione
basata su onde gravitazionali (avendo questi segnali una
velocità di propagazione istantanea), presenterebbe
enormi vantaggi rispetto ai nostri attuali sistemi di
comunicazione funzionanti ad onde elettromagnetiche, che
viaggiano alla velocità elevatissima, ma pur sempre
limitata della luce.
Tabella di alcune
risonanze “Rhysmonic” naturali, riferite alla frequenza
base: 1,85 Hz
1,855 x
1, 3,71 x 2, 5,565 x 3, 7,42 x 4, 9,275 x 5, 11,13
x 6, 12,985 x 7, 14,84 x 8, 16,695 x 9, 18,55 x 10,
20,405 x 11, 22,26 x 12, 24,115 x 13, 25,97 x 14,
27,825 x 15, 29,68 x 16, 31,535 x 17, 33,39 x 18,
35,245 x 19, 37,1 x 20, 38,955 x 21, 40,81 x 22,
42,665 x 23, 44,52 x 24, 46,375 x 25, 48,23 x 26,
50,85 x 27, 51,94 x 28, 53,795 x 29, 55,65 x 30,
57,505 x 31, 59,36 x 32, 61,215 x 33, 63,07 x 34,
64,925 x 35, 66,78 x 36, 68,635 x 37, 70,49 x 38,
72,345 x 39, 74,2 x 40, 76,55 x 41, 77,91 x 42,
79,55 x 43, 81,62 x 44, 83,475 x 45, 85,33 x 46,
87,185 x 47, 89,04 x 48, 90,895 x 49, 92,75 x 50…..
sino a
1,855 x 1043 Hz
Un altro aspetto
scientifico, interessante da osservare, è la
“Radionica Terapeutica”, la quale si basa sul fatto che Tutta
la natura è immersa in un grande campo di vibrazioni
energetiche; onde per cui essendo Noi Tutti
interconnessi l’uno all'altro, si è resa possibile la
realizzazione di un metodo di diagnosi e terapia a
distanza di disturbi e/o malattie del nostro albero
della vita, basandosi sull’esame delle frequenze
energetiche appartenenti ad un semplice "testimone" del
nostro essere, tipo: un capello, un frammento di unghia,
una goccia di sangue ecc. ecc. I principi della
“Radionica” furono scoperti dal medico americano Albert
Abrams, nato a S. Francisco nel 1863, si laureò
giovanissimo, con lode e medaglia d'oro all'Università
di Heidelberg, in Germania. Tornato in America, divenne
in breve tempo un rinomato specialista nel campo
neurologico, direttore di Clinica Medica all’Università
di Leland Stanford e autore di almeno una dozzina di
libri scientifici. Una scoperta casuale durante la
visita di un paziente affetto da cancro, lo portò ad
esplorare nuove e affascinanti ipotesi assai lontane dai
rigidi confini segnati dalla medicina e dal pensiero
scientifico dei suoi, e purtroppo ancora nostri tempi.
Tale scoperta lo portò a postulare che tutta la materia
emette radiazioni rilevabili mediante un semplice
apparecchio elettronico. Stabilì poi che ogni organo dei
sistemi viventi in buona salute possedeva una sua
specifica frequenza, che risultava alterata in caso di
malattia. Ideò così un metodo diagnostico completamente
nuovo, identificando le frequenze delle differenti
malattie e progettò anche gli strumenti idonei per
curarle. Ottenne risultati spettacolari, sembrava che si
fosse alle soglie di una nuova era per la medicina, ma
non fu così: le scoperte del Dottor Abrams furono
osteggiate in tutti i modi dai rappresentanti della
scienza ufficiale, che lo espulsero dall'Ordine e
coprirono di ridicolo le sue ricerche. Alla sua morte,
il suo lavoro venne portato avanti dalla Chiropratica
Americana Ruth Drown, la quale anche Lei venne
perseguitata, imprigionata sotto l'accusa di truffa ed
esercizio abusivo della medicina; i suoi strumenti
furono sequestrati e distrutti, morì pochi anni dopo in
seguito ad un attacco cardiaco. Ma ormai il messaggio
era stato lanciato, e molti ricercatori in diverse parti
del mondo, cominciarono ad indagare sull'affascinante
campo della nascente “Radionica”. Uomini come Curtis
Upton, Howard Armstrong e William Knuth sperimentarono
la “Radionica” anche per diagnosticare e curare le
malattie nell’agricoltura; Thomas Galen Hieronymus
brevettò un nuovo "rilevatore di emanazioni"; e Malcom
Rae fu il primo ad introdurre concetti matematici nella
“Radionica”. Tra i pionieri di questo particolare campo
della scienza, merita una menzione particolare anche
l'Inglese George de la Warr, fondatore con la moglie dei
“Delawarr Laboratories di Oxford”, la cui mente fertile
e geniale perfezionò ed elaborò diversi nuovi strumenti.per
diagnosi e terapia. A supporto della tecnica “Radionica”,
nel 1930 il Professore Americano Saxton Burr propose
quella che è conosciuta come la teoria elettrodinamica
della vita, la quale tende a dimostrare tra le altre
cose, che l’operatore radionico può operare anche a
distanza proprio attraverso questo comune campo
energetico.
Un buon aiuto per
capire le tesi sopra citate; ci arriverà anche dalla
osservazione ed esame della scienza che studia il “Caos”.Sino
al 1980 circa, la Scienza era convinta che un sistema
semplice si comportasse in modo semplice, e che quindi
la previsione del suo comportamento fosse alquanto
semplice; e che invece un sistema complesso si
comportasse in un modo complesso e che quindi la
previsione sul suo comportamento fosse alquanto
complessa.Oggi tutto questo è cambiato, in questi ultimi
venti anni matematici, fisici, biologi, chimici,
astronomi ecc. stanno sempre di più prendendo
consapevolezza che sistemi semplici danno origine a
comportamenti complessi; e fatto ancora più importante,
è che le Leggi della complessità hanno una validità
universale, sulla quale non incidono minimamente la
struttura degli Atomi che compongono un sistema
qualsiasi. Le varie Scienze che studiavano e cercavano
di ingabbiare in regole matematiche i comportamenti e
quindi le predizioni dei vari sistemi, usavano definire
come “fluttuazioni” del sistema le variabili che sempre
si presentavano ai loro vecchi schemi di lavoro; era
chiaramente un modo spicciolo per dare un termine ed una
spiegazione a dei fenomeni che in realtà rappresentavano
la vera parte importante di come si regola il sistema
del Tutto.Solo ultimamente le varie discipline
scientifiche hanno imparato a lavorare insieme su questo
importante aspetto comportamentale dell’Universo;
scoprendo che in realtà ogni sistema ordinato tende al
Caos, e ogni sistema caotico ha un suo ordine intrinseco
delle cose; tale riflessione ci porta a pensare che
quando ragioniamo entro una dimensione univoca lineare
del tempo, inteso come misura della durata dei fenomeni
osservati da un osservatore esterno, tutto l’ universo
appare essere caotico, in quanto che organizzato come un
sistema disperso in un mare di entità materiali
differenti, tenute assieme dal sistema gravitazionale;
il quale oltretutto risulta ancora mancante di una
"massa oscura" invisibile.Se invece aggiungiamo come
variabile cognitiva, “il sistema di informazione
interattiva”, l’ Universo ci appare come un sistema
perfettamente ordinato nelle sue componenti di materia,
energia ed informazione. Verrebbe allora da pensare e
quindi dedurre, che all’interno di questo immenso e
bellissimo gioco di vibrazioni armoniche che è
l’universo a noi conosciuto e sconosciuto: l’evoluzione
è Caos più retroazione, e l’Universo è caos più
dissipazione; ed ancora che il Caos ha una freccia che
lo porta a produrre complessità di una bellezza ed
un’armonia stupefacenti; e quindi giungere a definire
che la dissipazione dell’Energia o Entropia, nella
realtà è un agente di un ordine, che non può
matematicamente arrivare solo dalla legge del “caso”,
come tenta di definire il grande biologo Monod nel suo
celebre libro “ Il caso e la necessità”.Il calcolo delle
probabilità matematiche a suffragio della tesi che
l’universo sia stato generato dal caso è praticamente
nulla; tale calcolo invece depone decisamente a favore
di un universo governato da un perfetto progetto e
quindi ordine intrinseco e profondo di grado
infinitamente elevato , che è quello che ha definito sin
dai primi micro secondi di vita le costanti cosmologiche
che regolano da sempre l’evoluzione dell’universo, tipo
la costante gravitazionale, la velocità della luce, lo
zero assoluto, la costante di Planck ecc. Se una sola di
dette costanti fosse stata modificata anche di
pochissimo, l’universo non avrebbe potuto esistere;
invece la scienza moderna ci insegna che a 10-35
secondi dopo il “Big Bang” l’universo aveva già trovato
il suo equilibrio intrinseco, che poi nella sua
espansione ha permesso sempre con precisione
infinitesimale alla nascita della vita che noi
conosciamo.Caso mai…….., invece il “caso”, insieme alle
costanti cosmologiche può essere complice della nascita
ed evoluzione della vita, come noi la conosciamo.
La scienza per meglio
addentrarsi in questi enormi meandri, lasciandosi
aiutare anche alla filosofia, dovrebbe indagare più a
fondo sui perché, e sulle cause che hanno generato gli
effetti nei quali: come insegna la fisica quantistica,
“probabilmente” siamo tutti immersi.
Dal giorno in cui noi
nasciamo ci insegnano che dobbiamo avere un senso comune
nel percepire le cose del mondo in cui siamo immersi;
nella realtà ciò che vediamo, udiamo, tocchiamo,
gustiamo ecc. non sono niente altro che dei segnali
elettrici trasdotti che arrivano al nostro cervello dai
nostri sensori. Ancora una volta la realtà oggettiva ci
sfugge, e torniamo al concetto che ci dice che
“probabilmente” noi siamo immersi in campi energetici
composti da onde di tutti i tipi, le quali interagendo
tra di loro a vari livelli, ci portano la “sensazione”
di massa, informazione e coscienza. Potremo anche
tentare di asserire che noi non siamo altro che dei
“lampi eterni” di energia che vanno ad alimentare “il
paradosso dell’eterna ghirlanda brillante” enunciata da
: Godel, Escher e Bach, il quale nella sua “Fuga” dopo
aver cambiato 6 tonalità, torna al punto di partenza
un’ottava sopra, senza che l’ascoltatore abbia potuto
avvertire il cambio di tonalità.
In tutta questa
avvincente passeggiata fatta sino a qui insieme nei
meandri del creato, troppo poco ci siamo occupati a
capire quello che noi usiamo a chiamare con il termine
di “tempo”; per la nostra realtà nulla ci è di più
misterioso e sfuggente del tempo; esso ci appare come la
forza più grande ed inarrestabile dell'universo, che ci
accompagna inesorabilmente dalla culla alla tomba. Per
Sant'Agostino il problema “tempo” era già chiaro: «Se
nessuno me lo chiede, so cos'è il tempo, ma se mi si
chiede di spiegarlo, non so cosa dire». Tutti lo
associano ai fenomeni di cambiamento e/o evoluzione, ma
sotto c'è forse dell'altro, che nella nostra fretta di
vivere ci sfugge!!!!! Le domande non mancano. Il tempo
si muove in una sola direzione, dando vita a un presente
in costante cambiamento? Il passato esiste ancora? e se
si, dov'è finito? Il futuro è già determinato, e ci
aspetta, anche se non lo conosciamo? Cercheremo insieme
di capire qualcosa di più, anche se la questione più
grossa rimane sempre quella che già turbava Sant'Agostino:
cos'è il tempo?????
Può sembrare strano, ma
la fisica ha sempre cercato di evitare questa domanda,
lasciando piuttosto l’arduo compito ai filosofi. Il
motivo è probabilmente dato dalla schiacciante
autorevolezza di Newton e Einstein per il modo con cui
hanno plasmato lo spazio, il tempo ed il moto. Entrambi
hanno costruito modelli dell'universo di straordinaria
chiarezza, ma poi, una volta fatta la struttura, non si
sono preoccupati eccessivamente delle fondamenta. E
questo lascia spazio a potenziali confusioni. Senza
alcun dubbio, le loro teorie sono piene di grandi
verità, ma tutt'e due danno il tempo come qualcosa di
scontato: è un mattone al pari dello spazio, un elemento
primario. Einstein lo ha addirittura fuso con lo spazio
per creare uno “spazio-tempo” a quattro dimensioni;
infatti una delle grandi rivoluzioni della fisica
moderna:“la relatività” è completamente imperniata sul
“Tempo”. Nella “relatività” Einstein aveva eliminato il
concetto più Newtoniano di spazio e tempo assoluti,
infatti gran parte della difficoltà nostra a comprendere
la teoria della “relatività”, proviene dalla riluttanza
umana a riconoscere che il senso del tempo, come ad
esempio quello del colore, è solo una nostra forma di
percepire alcune cose che ci succedono attorno. Come non
esiste in realtà ciò che noi definiamo “colore” senza il
nostro occhio per recepirlo, così un istante, un’ora un
giorno, sono indistinguibili senza gli avvenimenti che
li caratterizzano; e quindi come lo spazio possiamo
identificarlo come un possibile ordine di oggetti
materiali, così il tempo è identificabile come un
possibile ordine di avvenimenti. Eistein spiegava la
soggettività del tempo con queste parole: “le esperienze
di un individuo ci appaiono ordinate in una serie di
singoli avvenimenti, che Noi ricordiamo apparire
ordinati secondo il criterio di anteriore e posteriore.
Esiste quindi per l’individuo un tempo suo proprio
soggettivo che in se stesso non è misurabile. Noi
possiamo associare numeri ed eventi in modo tale che un
numero maggiore sia associato ad un avvenimento
posteriore, piuttosto che anteriore, e questa continuità
possiamo quantificarla per mezzo di un orologio, che è
uno strumento nostro utilizzato per contare lo scorrere
di una serie di avvenimenti”.
Sin dai tempi più
antichi due concezioni diverse del “tempo” si sono
scontrate, per esempio tra i Filosofi Greci, Eraclito
sosteneva la necessità dell’eterno scorrere di tutto, e
Parmenide sosteneva invece che il tempo ed il moto non
esistessero; ben pochi pensatori nelle epoche successive
presero sul serio le idee di Parmenide; per trovarne uno
bisogna arrivare sino ai tempi nostri, l’Inglese Julian
Barbour teorico di astrofisica e del tempo, il quale
sostiene nella Sua tesi, che l’eterno fluire di Eraclito
non è che una Nostra radicata illusione. La sua teoria è
che l’universo “quantico” sia statico, esistente come
una serie di stati indipendenti dal tempo, governati
solo dalla loro probabilità di esistere. Dice Barbour:
“la nostra nozione di tempo deriva dall’osservazione di
questi stati, il tempo è una nostra pura illusione, in
quanto che i fenomeni dai quali deduciamo la sua
esistenza sono reali, ma Noi li interpretiamo in modo
sbagliato per il motivo che le radici del Nostro sapere
affondano essenzialmente ad oggi in due teorie di fisica
definite come: meccanica classica, e meccanica
quantistica, che danno una visione non olistica del
Tutto, e quindi a volte possono anche risultare
fuorvianti”. Comunque la teoria più vicina al concetto
del tempo di Barbour sicuramente è la meccanica
quantistica, in quanto che essa presume che non ci sia
una singola successione di stati, ma ogni possibile
successione di stati, e che quindi tutti i possibili
avvenimenti siano presenti nello stesso tempo, siamo Noi
con la nostra mente che decidiamo che stato seguire e/o
vivere; mentre per la meccanica classica il tempo è
qualcosa come un invisibile filo sul quale vengono
appesi in successione gli avvenimenti.
Molti affermano che la
teoria dei quanti, che attribuisce alla mente un ruolo
così importante, può costituire la chiave per capire più
a fondo la questione del libero arbitrio. In effetti il
fattore quantico ha spazzato via la vecchia concezione
deterministica dell'Universo, secondo cui tutto ciò che
facciamo è stato prestabilito dai meccanismi universali
prima ancora della nostra nascita.
Questo modo diverso di
concepire il tempo dal nostro comune senso del sentire,
messo in relazione con il “libero arbitrio”, ci porta
diritto al concetto di Dio, Divinità, Coscienza
collettiva ecc. sollevando a divulgatori scientifici
come l’Inglese Paul Davies, una serie di interrogativi
come quelli qui di seguito riportati:
Se Dio ha un piano
riguardo l'universo, che realizza in quanto
manifestazione della Sua volontà, perché non si è
limitato a creare un universo perfettamente determinato
in cui i fini che Egli si propone siano automaticamente
raggiunti? O meglio ancora, perché non ha creato un
universo in cui tali fini siano già realizzati ?
Se l'universo non è
determinato, ciò non significa forse che il potere della
Divinità è limitato dal fatto che Essa non può prevedere
o decidere quale sarà l'esito delle Sue decisioni? Si
potrebbe però dire che Dio è perfettamente libero di
rinunciare a una parte del Suo potere: di qui a
controbattere che tale rinuncia si manifesta nel
conferimento all'uomo del libero arbitrio, il quale ci
permette di opporci a Lui se proprio lo desideriamo. Ne
risulta che é nell'attribuzione al mondo atomico del
fattore quantico, che Dio trasforma la Sua creazione in
un gioco d'azzardo cosmico.
Rimane però un problema
logico: come può un agente onnipotente limitare il
proprio potere pur rimanendo onnipotente ? L'eventuale
onnipotenza di Dio è ben diversa dal libero arbitrio
dell'uomo; quest'ultimo può scegliere tra due o più
cose, fare indubbiamente delle scelte, ma comunque
esaudire solo una piccola parte dei suoi desideri. Al
contrario un Dio onnipotente non è sottoposto a questi
limiti: Egli può realizzare tutto ciò che desidera. Ma
l'attributo dell'onnipotenza solleva alcune ardue
questioni Teologiche. Dio è libero di impedire il male?
Se è onnipotente, si. Perché dunque esiste il male nel
mondo? E' questo un interrogativo terribilmente
insidioso, come dimostra l'analisi che ne fa David Hume
il quale si chiede: se il male esiste è perché Dio ha
così deciso, Dio quindi non è buono, e se il male esiste
contrariamente alle intenzioni Divine, Egli dunque non è
onnipotente. In conclusione, Dio non può essere
contemporaneamente buono e onnipotente, come affermano
la maggior parte delle religioni.
Si può controbattere
l'argomento affermando che il male deriva solo
dall'uomo: poiché Dio ci ha creati liberi, siamo liberi
anche di fare il male e di frustrare quindi i suoi
piani. Ma giacché Dio avrebbe potuto crearci diversi,
incapaci di fare il male, anche Lui quindi è
parzialmente responsabile del male che noi facciamo. La
responsabilità dei danni provocati da un bambino, ricade
anche sui genitori. Si deve quindi concludere che il
male (o almeno certi limitati aspetti del male)
rientrano nei piani di Dio per il mondo? Oppure che Dio
non è libero di far sì che non ci opponiamo ai suoi
disegni?
I problemi non
finiscono qui; altri ne sorgono se riteniamo che la
Divinità trascenda il tempo. Infatti il concetto di
libertà di scelta ha un carattere essenzialmente
temporale. Il concetto stesso di scelta implica il
tempo: una scelta a-temporale è un assurdo semantico. E
se Dio conosce il futuro, ha senso parlare di segni
Divini e della nostra partecipazione ad essi? Un Dio
infinito ed onnisciente conosce ciò che avviene in ogni
istante. Ma come si evince dalle moderne conoscenze
scientifiche , non esiste un presente universale: quindi
la conoscenza Divina, se si estende nello spazio, deve
estendersi anche nel tempo. Se ne deve concludere che un
Dio eterno qual'è quello dei Cristiani non ha libertà di
scelta: ma è possibile che invece l'uomo sia dotato di
un attributo di cui il suo creatore sia privo? Si è
costretti a concludere paradossalmente, che la libertà
di scelta non è un privilegio, ma una limitazione di cui
noi soffriamo: corrispondente alla nostra incapacità di
conoscere il futuro. Dio non è costretto nel carcere del
presente, non ha bisogno del libero arbitrio. Il
problema appare irrisolvibile.
La nuova fisica senza
dubbio vivifica l'antico enigma del libero arbitrio e
del determinismo ma non lo risolve. La teoria dei
quanti, confuta sì il determinismo, ma in compenso
minaccia il concetto di libertà moltiplicando la realtà.
La teoria della relatività, ci apre un universo esteso
nel tempo oltre che nello spazio ma non ci toglie una
certa libertà d'azione.
L'idea di un Dio
creatore che con un atto di volontà ha fatto si che
l'universo esistesse, è profondamente radicata nella
cultura Giudaico-Cristiana. Però quando si va ad
analizzare a fondo la questione dal punto di vista
scientifico-filosofico, si evince che questa convinzione
pone più problemi di quanti ne risolva. La difficoltà
principale rimane la natura del tempo. Oggi sappiamo che
il tempo è inestricabilmente legato allo spazio e che lo
spazio-tempo fa parte dell'universo così come ne fa
parte la materia.
Il tempo ha le sue
leggi che lo governano e fa parte della fisica. Ora se
il tempo appartiene all'universo fisico e obbedisce alle
leggi della fisica, ne consegue che il tempo stesso è
compreso in quell'universo che Dio dovrebbe aver creato.
Ma ha senso dire che Dio è causa del tempo, quando
l'esperienza ordinaria ci insegna che la causa precede
sempre l'effetto? La causalità è calata nel tempo: Il
tempo deve esistere prima che una cosa causi un'altra
cosa. Se il tempo non esiste, concepire un Dio che
esiste prima dell'universo è assurdo dato che non esiste
né un prima né un dopo! Ma Dio potrebbe esistere al di
fuori dello Spazio e del Tempo, come teorizzò Boezio nel
VI secolo, elaborando un concetto di creazione molto più
astratto e sofisticato di quello ordinario.
Dio potrebbe esistere
sopra la natura e non prima di essa. Questa idea non è
affatto facile da capire, in quanto che la Divinità
fuori dal tempo crea l'universo e lo mantiene in
esistenza in ogni momento tramite un Dio che agisce in
ogni istante, ed il remoto Creatore cosmico viene ad
assumere una connotazione di maggiore immediatezza ma
risulta in cambio più oscuro e distante dal nostro
“essere”. Ma se Dio è fuori dal tempo non può venire a
far parte della successione di cause in quanto egli non
è tanto causa dell'universo quanto spiegazione
dell'universo stesso!
Chiediamoci ora perché
le cose sono come sono. Perché questo universo, queste
leggi, questa organizzazione della materia e
dell'energia? Perché c'è qualcosa invece del nulla? Ogni
cosa e ogni evento dell'universo fisico richiedono, per
giustificare la propria esistenza, il ricorso a qualcosa
d'altro. Al di fuori di essi: spiegare un fenomeno
significa collegarlo a qualcosa d'altro. Ma se prendiamo
l'universo nel suo insieme è ovvio che non vi può essere
per definizione nulla di fisico al di fuori
dell'universo che lo possa spiegare. Bisogna quindi
ricorrere a qualcosa di non fisico e di soprannaturale,
entità che Noi chiamiamo con il termine di “Dio”.
L'universo è così
perché Dio ha deciso che fosse così, o ancora perché Lui
è così. Questo ragionamento si fonda sulla proposizione
secondo cui tutto ciò che è fisico è contingente, cioè
sprovvisto di un esistenza di per se necessaria,
costituisce il cosiddetto argomento “ex contingentia
mundi” che è una delle prove cosmologiche della
filosofia Cattolica relativa all'esistenza di Dio. Anche
questo argomento offre comunque il fianco a molte
obiezioni già applicabili all'argomento causale e in un
certo senso, diventa vittima del proprio successo. Alla
domanda: Cosa può spiegare Dio? il Teologo risponde: Dio
è un essere necessario che non ha bisogno di spiegazioni
ovvero Dio contiene in se stesso la spiegazione della
propria esistenza! Ma questa proposizione ha un
significato? E se lo ha, cosa vieta di impiegare lo
stesso argomento per tentare di spiegare l'universo?
Basta dire: L'universo è necessario e contiene in se
stesso la giustificazione della propria esistenza!
L'idea che un sistema fisico contenga in sé la propria
giustificazione potrà sembrare paradossale al profano ma
in fisica non è nuova. Ci troveremmo di fronte ad un
sistema ad andamento circolare di Energia che crea se
stessa! Quindi un universo che contiene in sé una sua
giustificazione fondata esclusivamente su interazioni
naturali e fisiche. Il Teologo obietterà dicendo che è
più semplice attribuire il carattere di
auto-giustificare la propria esistenza a Dio, in quanto
onnipotente e onnisciente è l'entità più semplice
concepibile che non all'universo, che nei suoi molti
aspetti si mostra complesso e particolare:
Se esiste un Dio c'è
più di una probabilità che abbia creato una cosa finita
e complessa come l'universo. E' improbabile che
l'universo esista senza causa. E' più probabile che
senza causa sia Dio. L'esistenza dell'universo diventa
più comprensibile se ipotizziamo che sia stato creato da
Dio. Infatti questa ipotesi richiede una spiegazione più
semplice che non supporre che l'universo esista senza
causa alcuna. L'obiezione è molto convincente, è
difficile convincersi che l'universo con tutti i suoi
molteplici aspetti sia così per caso. Lo scienziato
potrà però non accettare il presupposto che una mente
infinita “Dio”, sia più semplice dell'universo. A noi
risulta infatti che la mente esiste solo in sistemi
fisici che abbiano superato un certo livello di
complessità: il cervello ad esempio è un sistema
estremamente complesso. Se ne conclude quindi che una
mente infinita è infinitamente complessa e quindi meno
probabile dell'universo, molte manifestazioni del quale
sono di gran lunga non sufficientemente complesse per
dar luogo a una mente. Forse dunque Dio non è una mente
ma qualcosa di più semplice. E in questo caso ha senso
parlare di una mente che esiste al di fuori del tempo?
Secondo i cristiani Dio
è eterno. Questo aggettivo però ha due accezioni
diverse: "che dura per sempre" e "senza tempo". La prima
è più semplice: eterno è ciò che esiste senza principio
né fine per un periodo di tempo infinito. Una siffatta
eterna Divinità, però comporta serie obiezioni. Un Dio
nel tempo è sottoposto al cambiamento: che cosa provoca
il cambiamento? Se Dio è la causa di tutto ciò che
esiste (come si deduce dall'argomento cosmologico), è
ragionevole affermare che la causa ultima cambia
anch'essa? Il tempo non gode di un'esistenza a sé ma fa
parte dell'universo fisico. Sappiamo grazie alle
scoperte di Einstein sulla Relatività, che il tempo è
elastico e può dilatarsi o contrarsi nel rispetto di
precise leggi matematiche che si fondano sul
comportamento della Materia. Inoltre il tempo è
strettamente legato allo spazio, ed allo spazio-tempo,
insieme esprimono l'attività del campo gravitazionale.
Il tempo non è una qualità Divina: lo si può deformare
fisicamente anche mediante la manipolazione umana. Un
Dio calato nel tempo, dunque, è in un certo senso
coinvolto e intrappolato nel funzionamento dell'universo
fisico. E' probabile del resto, che il tempo cessi
addirittura di esistere in un remoto futuro: in tal caso
la posizione di Dio si rivelerebbe oltremodo insicura.
E' chiaro che Dio non può essere onnipotente se è
sottoposto alla fisica del tempo, né lo si può ritenere
il creatore dell'universo se non ha creato anche il
tempo! Infatti poiché il tempo e lo spazio sono
inseparabili, un Dio che non crea il tempo non crea
neppure lo spazio. Da ciò si potrebbe concludere che il
concetto di un Dio creatore è superfluo tranne che per
creare il tempo (o più rigorosamente lo spazio-tempo).
Resta l'altra accezione di eterno: "senza tempo". Il
concetto di un Dio al di là del tempo risale almeno a
Sant’ Agostino il quale sostenne che Dio ha creato il
tempo. Anche molti altri Teologi Cristiani sostengono
questa posizione; Sant'Anselmo ad esempio così scriveva:
"Tu Dio esisti non ieri, oggi o domani, ma esisti del
tutto al di fuori del tempo". Un Dio senza tempo non
presenta i problemi di cui sopra, ma come già visto è
sottoposto a delle limitazioni. Non può essere un Dio
personale che pensa, dialoga, sente, desidera ecc,
poiché si tratta di attività temporali. E' difficile
stabilire come un Dio così fatto possa agire sul mondo!
Un Dio senza tempo non può dunque essere considerato
persona o individuo nel senso che attribuiamo a questo
termine.
Sostiene il teologo
moderno Paul Tillich: "Se diciamo che Dio è un Dio
vivente, ne affermiamo con ciò la temporalità e con essa
un rapporto con le manifestazioni del tempo e senza la
temporalità di Dio il messaggio Cristiano non ha forma
". La moderna concezione della fisica del tempo comporta
quindi anche alcune interessanti implicazioni
filosofiche e logiche che si applicano all'onniscienza
Divina. Se Dio è senza tempo, non può pensare, poiché il
pensiero è un'attività che avviene nel tempo. Inoltre
come può "conoscere", un Essere senza tempo? Se il
conoscere è imprescindibile dal tempo, la conoscenza può
esserne svincolata, a patto però che ciò che si conosce
non cambi nel tempo. Se Dio ad esempio conosce la
posizione di ogni atomo oggi, è evidente che domani
questa conoscenza sarà mutata. Affinché egli conosca in
modo a-temporale è necessaria quindi una conoscenza di
tutti gli eventi del tempo.
Diventa così molto
difficile conciliare i diversi e tradizionali attributi
della Divinità. La fisica moderna avendo scoperto e
quindi stabilito la mutevolezza del tempo, scinde
l'onnipotenza Divina dall'esistenza della Sua
personalità. A quanto pare non è quindi facile
dimostrare che Dio possiede entrambi questi
attributi!!!!!
Il dibattito nel mondo
su questi complicatissimi concetti è tuttora aperto a
tutto campo. Certo è che i due scienziati sopra citati
Julian Barbour e Paul Davis con i loro studi sul tempo,
sul libero arbitrio e quindi su Dio; se si fossero
confrontati ed avessero trovato una tesi comune, forse
ci avrebbero trasmesso dei messaggi un po’ di meno
ostici per Noi “comuni mortali” da interiorizzare.
Comunque da questi discorsi, che volutamente ho voluto
riportare in modo ravvicinato, si evince il fatto che
quando Noi uomini complichiamo le cose che nella realtà
sono molto più semplici, poi alla fine difficilmente
riusciamo ad arrivare ad utili conclusioni!!!!
Evidentemente non abbiamo ancora imparato la
lezione!!!!!! Questi, e tanti altri scienziati, come mai
non si chiedono il perché che un canto di allodola è
così bello e sempre intonato con il canto di una
balena????Penso che alla fine a percepire “Dio” sia
molto più vicino il contadino della Patagonia…. Dio in
tutti i modi ci insegna con la Sua creazione sotto gli
occhi di Tutti, che ama gli umili ed i semplici, basta
osservare che tutto questo universo, che Noi continuiamo
a considerare “complesso” tramite la nostra fisica e
matematica; nella realtà è cominciato da semplici “tre
note”: quark, elettroni, fotoni….
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